TARANTOLA BALLERINA

TARANTOLA BALLERINA

Da Brundusium a De Martino

dal pane alla carne dal sangue al vino

 Produrre valore cantano le Sirene delle Utilità. Il prodotto non si butta e come ogni prodotto produce accumulo. Diverse assenze, perdite, diverse rotture nel valore cercano orizzonte di risoluzione raggiunto nell’accumulo. Se la perdita è quella della presenza e se questa è l’insulto di una perdita costante altra e migliore sfida non può esserci se non la ricerca di un orizzonte di risoluzione nel valore. Questa era la convinzione, questa la conclusione. La perdita della presenza, prima di prendere l’irrecuperabile via della follia, cerca il suo orizzonte nella Tarantola. È necessaria allora una svolta, dalla Tarantola al valore. Per meglio dire, dalla follia al valore. Traduzione che sarebbe di inequivocabile sublimazione. Questo richiede che il primo passo debba essere la liquidazione della Tarantola. Progetto attraverso il quale De Martino ricerca nel valore l’orizzonte di risoluzione della sua perdita della presenza valore. Questo si conquista sempre sul campo, anche per tre settimane, come in campo volle scendere a stanare non tanto la Tarantola nel Salento quanto quegli allucinati, anzi, quelle allucinate e possedute dal ragno. Allora dove passa la sua penna, senza tema e non solo della fine dell’inchiostro, non ce n’è per nessuno. La terra del rimorso è espressione dell’accumulo delle Utilità mediato da un concentrato, una lapide funebre, dei morti lasciati sul campo. Tra questi doveva cadere pure lo Scrittore, Antropologo, Giuseppe Chiaia di Rutigliano che, per ditinguersi, si definì “Brundusium”, da Brindisi, città in cui emigrò. Dell’ormai lontano dipartito attacca non solo il suo Tarantolismo ma anche la sua persona e d’altra parte è sempre una persona che è responsabile d’un pensiero, d’un’azione tale che attaccando l’una è ipocrita la promessa garanzia dell’altra.

C’era allora da chiedersi perché mai il Brundusium, che non era nemmeno medico, a distanza di più di settant’anni rappresentasse per il tempio interpretativo di De Martino una tale spina nel fianco da richiedere quell’attacco vergato tra le righe più critiche de La terra del rimorso. È quello che mi sono chiesto guardando, non certo la persona o l’idea politica dell’Antropologo, quanto quello che a comprensione del suo Tarantolismo è pervenuto a noi. Ci siamo tolti una curiosità, questo sì.

Abbiamo meglio capito il Tarantolismo del Brundusium o perché De martino attacca l’Antropologo con più e perfino volgare accanimento rispetto ad altri? Forse sì forse no. Per quanto provvisoria, una conclusione veramente antipatica però è che, con Brundusium e l’attacco di De martino, rimaniamo convinti dell’idea di un fenomeno che non corrisponde né al Tarantolismo dell’uno né al “tarantismo” dell’altro. Con quell’idea dell’unicità e dell’unitarietà di un diamante nella sua caleidoscopica sfaccettatura quale invito a rivedere il Tarantolismo senza la compulsiva necessità di liquidare la Tarantola, che continua ad emettere grida senza suono, né di squalificare il Brundusium che, ponendo tra parentesi la pur secolare mitologia che ne aveva abbellito l’alcova, intuiva che dal centro di quella tela era sempre la Tarantola, “compaesana”, a reggere le fila del fenomeno.

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TARANTOLA BALLERINA

Da Brundusium a De Martino

dal pane alla carne dal sangue al vino

 Gaetano Bonanno 

Edizioni delle inutilità

Ago. 2020

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